Decidere di telefonare uno psicologo per fissare il primo appuntamento è spesso
vissuto con una certa ansia o imbarazzo.
In realtà il primo colloquio è finalizzato all’accoglienza e alla condivisione delle
motivazioni che spingono il paziente a chiedere aiuto. Parlo di motivazioni perché
spesso sono più situazioni che diventando ingestibili, o difficilmente affrontabili,
portano ad affermare: adesso prendo coraggio e chiamo!
Nella mia attività clinica mi rendo conto che dopo la pandemia da COVID-19 sia
venuta meno l’idea pregiudizievole che andare dallo psicologo sia solo per i matti o
per gli svitati. Questo è un dato a favore del benessere delle persone ma non solo,
anche per il riconoscimento della professione dello psicologo come una professione
di cura. Ciò non significa che non esista più il luogo comune sugli psicologi ma
penso che, anche l’avvicinarsi delle Istituzioni ai bisogni dei cittadini (come il
BONUS PSICOLOGO), sia stato un elemento a favore di questa apertura.
Generalmente ci si rivolge allo psicologo quando si sente il bisogno di migliorare la
qualità della propria vita, non solo riguardo il benessere personale ma anche
relazionale, imparando a migliorare il rapporto con gli altri. In alcune fasi della vita si
possono vivere momenti di difficoltà, sofferenza, cambiamento e momenti in cui è
necessario prendere decisioni per trovare un nuovo equilibrio. Altri ancora, quando a
causa di difficoltà nel gestire le emozioni come l’ansia, la paura, la rabbia,
la tristezza, la colpa e la vergogna si è costretti a rinunciare ad aspetti importanti della
propria vita.
Inoltre, spesso si chiede supporto allo psicologo in caso di separazioni, lutti,
trasferimenti o traumi che impediscono di vivere serenamente il presente.
E’ chiaro che non esiste una lista che raccoglie le motivazioni che portano le persone
a richiedere una consulenza allo psicologo, ma ho cercato di evidenziare le situazioni
tipo che le persone vivono prima di scegliere di darsi l’opportunità di ascoltarsi e
conoscersi meglio attraverso la terapia individuale. Il cammino si percorre insieme e
non a caso si parla della “coppia” terapeuta-paziente.